L’atto di cantare si consuma tra chi canta e chi ascolta, tra il corpo materno e quello del neonato. La madre quando canta, attiva il suo corpo, uno strumento musicale perfetto che produce suono; gli spazi corporei vuoti – come trachea/cranio, torace e bacino – sono vere e proprie casse di risonanza, ove il timbro della voce si forgia, viene reso unico ed originale […].
Protagonista indiscusso dell’atto canoro è il corpo materno che, attraversato da risonanze e vibrazioni interne, gode di notevoli benefici psicofisici: si va dagli effetti di distrazione e disinibizione, che potenziano l’autostima e incrementano il buonumore, al miglioramento delle funzioni diaframmatiche e respiratorie .
Ciò incide profondamente sullo stato generale della donna, che si traduce in una respirazione regolare e un rilassamento corporeo, che il piccolo percepisce e impara a conoscere già quando sta in utero e/o tra le braccia della mamma […].
I neonati, che ascoltano le madri che cantano, vivono tuttavia un’esperienza che non è solamente musicale, poichè alla percezione della voce e al massaggio che ricevono da un corpo vibrante si deve aggiungere anche la visione del volto materno.
Durante l’esecuzione canora i tratti del viso della mamma sono in costante trasformazione, l’espressività e l’emozione sono facilmente leggibili e manifeste, gli occhi sono più aperti ed espressivi, la bocca determina la mutevolezza della mimica facciale; nel volto materno il piccolo si rispecchia e si vede.
Questa visione fa vivere al neonato una forte esperienza affettiva, emotiva e psicologica: contatto visivo con un volto e con un corpo carico di emozioni positive.
Queste ultime sono suscitate dalle componenti sonoro-musicali, che producono particolari stati d’animo, sensazioni, movimenti nel proprio mondo interno, che amplificano e permettono sintonizzazione, empatia, condivisione, rispecchiamento e compenetrazione reciproca tra mamma e bambino.
Cantare, dunque, richiede maestria, passione, disponibilità a lasciarsi attraversare dal canto. Cantare guardando negli occhi il vostro bambino, per toccarlo, avvolgerlo e abbracciarlo con la voce.
Tratto da: “Cantami, o mamma” di Maria Teresa Nardi