Quando il gruppo sanguigno della mamma è 0 negativo

Trattamento con Immunoglobuline Anti-D per la prevenzione della malattia emolitica del neonato

Le donne in gravidanza possono sviluppare una risposta immunitaria (cioè produrre anticorpi e immunizzarsi) contro i globuli rossi del feto, che l’organismo materno identifica come estranei perché diversi dai propri. Gli anticorpi materni attaccano e distruggono i globuli rossi del feto: la possibile conseguenza è un’anemia, nota come malattia emolitica del neonato che nei casi più gravi può condurre a morte intrauterina.

Il caso relativamente più frequente riguarda il fattore RH e si verifica quando il gruppo sanguigno della madre è Rh negativo , quello del padre Rh positivo e quello del feto è RH positivo: in questo caso l’organismo materno può sviluppare anticorpi, chiamati anti-Rh(D). In genere questo non avviene durante la prima gravidanza, ma nelle gravidanze successive, perchè nella maggioranza dei casi l’organismo materno sviluppa gli anticorpi dopo il parto.
La risposta immunitaria non si manifesta nel caso di feto con gruppo sanguigno Rh negativo e quindi compatibile con quello della madre.

Definizione del trattamento

La profilassi anti-D consiste nella somministrazione intramuscolo di immunoglobuline umane anti-D, che sono derivati biologici, alle donne Rh negative al fine di prevenire la formazione di anticorpi materni contro i globuli rossi del bambino.
La profilassi anti-D permette di prevenire o comunque rendere minimi gli eventuali rischi per il bambino.

Modalità di effettuazione

La profilassi anti-D deve essere eseguita entro 72 ore dal parto, di un neonato Rh positivo. La somministrazione è consigliata in ogni condizione che rende possibile il passaggio di globuli rossi dal circolo fetale a quello materno (aborto, amniocentesi, villocentesi, funicolocentesi o altre manovre ostetriche).
Numerosi studi hanno oggi dimostrato che esistono effetti positivi nell’effettuare la profilassi anti-D di routine a tutte le donne Rh negative durante la gravidanza indipendentemente dalle condizioni generali e dal fatto che si sia verificato uno degli eventi sensibilizzanti elencati.

L’effettuazione della profilassi anti-D al momento del parto riduce del 90% la probabilità di formazione di anticorpi materni contro i globuli rossi del bambino prima e dopo la nascita.
L’immunoprofilassi alla 28esima settimana di gravidanza riduce la percentuale di immunizzazione nel terzo trimestre di gravidanza, dal 1% al 0.2%.

Rischi ragionevolmente prevedibili

La profilassi non comporta effetti collaterali sul bambino prima e dopo la nascita.
Si ricorda che le immunoglobuline anti-D sono emoderivati del sangue umano. Le donazioni di sangue da cui derivano le immunoglobuline sono controllate secondo le vigenti disposizioni di legge: nonostante ciò non è possibile escludere completamente rischi trasfusionali ed effetti collaterali, inclusa la possibilità di trasmissione di malattie infettive, peraltro attualmente considerata estremamente bassa (1 caso ogni 10 mila miliardi di dosi iniettate).
Gli effetti indesiderati conseguenti alla somministrazione di Immunoglobuline anti-D nella madre sono rari e possono comprendere dolore, eritema e prurito nelle sede di iniezione, febbre, dolori muscolari, cefalea, nausea, vomito, ipotensione e reazioni allergiche.

Indicazioni

Prima di effettuare la profilassi anti-D è necessario eseguire il Test di Coombs indiretto per rilevare la presenza di anticorpi anti-D nel sangue materno. In caso di positività la profilassi non viene eseguita.
In caso di negatività è indicata la immunoprofilassi anti-D alla 28esima settimana di gravidanza e poi ripetuta entro 72 ore dal parto di un neonato Rh positivo.
Le immunoglobuline anti-D non sono più rilevabili nella circolazione materna dopo 6-8 settimane dalla somministrazione.
La persistenza di un Test di Coombs indiretto positivo oltre le 6-8 settimane evidenzia una immunizzazione materna non dipendente dalla profilassi eseguita. Tale immunizzazione dovrà quindi essere attentamente indagata perché dovuta ad altri antigeni o al fallimento della immunoprofilassi eseguita.
Deve inoltre essere ricordato che in caso di una nuova gravidanza l’immunoprofilassi anti-D andrà ripetuta.

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